Niente da fare, in fatto di stile l'Italia vince sempre! Lo sanno bene gli americani che questa notte hanno dovuto consegnare l'ennesima statuetta dorata alla costumista italiana Milena Canonero, che per la quarta volta ha visto riconosciuto il suo grande talento con un Oscar. La costume designer italiana ha infatti trionfato nel film di Wes Anderson "The Gran Budapest Hotel" dipingendo alla perfezione e con grande espressività e forza i caratteri dei personaggi attraverso i loro costumi, che sono così divenuti imprescindibili nel quadro totale della narrazione.
La costumista, in collaborazione con alcune grandi case di moda, è riuscita ad animare un'atmosfera onirica, surreale e fortemente espressiva.
Fra i capi più "iconici" del film una cappa di seta italiana dipinta a mano e bordata di visone nero, realizzata per l'occasione da Fendi che ha collaborato alla realizzazione di tutte le pellicce del film assieme alla costumista. Stessa origine anche per il maxi cappotto in stile militare di astrakan grigio dell’ispettore Henckel, interpretato da Edward Norton.
Il trench in pelle di Jopling (Willem Dafoe), è invece targato Prada, così come il set di 21 valigie di Madam D e Monsieur Gustave (Ralph Fiennes).
"Italians do it better" dunque, perché gli italiani hanno sempre prodotto e sempre produrranno bellezza immortale, e non c'è barbarie distruttiva da hooligans che tenga.
La costumista, in collaborazione con alcune grandi case di moda, è riuscita ad animare un'atmosfera onirica, surreale e fortemente espressiva.
Fra i capi più "iconici" del film una cappa di seta italiana dipinta a mano e bordata di visone nero, realizzata per l'occasione da Fendi che ha collaborato alla realizzazione di tutte le pellicce del film assieme alla costumista. Stessa origine anche per il maxi cappotto in stile militare di astrakan grigio dell’ispettore Henckel, interpretato da Edward Norton.
Il trench in pelle di Jopling (Willem Dafoe), è invece targato Prada, così come il set di 21 valigie di Madam D e Monsieur Gustave (Ralph Fiennes).
"Italians do it better" dunque, perché gli italiani hanno sempre prodotto e sempre produrranno bellezza immortale, e non c'è barbarie distruttiva da hooligans che tenga.